Al Mondiale di pesca in apnea in Spagna, a Laredo, l’Italia con Luigi Puretti, Giacomo De Mola, Nico Strambelli, Emanuela De Lullo, Beppe Gentilino, Alfonso Cubicciotto, Roberto Poggioli, Andrea Fazzolari, Valerio Losito e Rocco Cuccaro, e ovviamente il DT Marco Bardi e il responsabile FIPSAS per la pesca in apnea Sandro Congedo, hanno portato a casa un risultato straordinario.

L’Italia ha ottenuto un eccellente secondo posto nella classifica a squadre degli uomini dietro ai padroni di casa. Squadre “oceaniche” ben più favorite come Francia, Portogallo, ma anche Cile, sono arrivate molto più indietro, rispettivamente sesta, tredicesima e quinta.

Ma sono forse i risultati dei singoli ad essere ancora più straordinari. Luigi Puretti (Lowrance Seawolf Seagang.it) ha ottenuto un secondo posto che ha dell’incredibile, non per le capacità del nostro Campione, che sono indiscutibili, ma per aver ottenuto un risultato in oceano, con condizioni in preparazione difficilissime, e piazzandosi davanti a Angel Cruz e Jacobo Garcia (campione di Spagna 2023), i due atleti spagnoli esperti delle acque di casa. Lo stesso vale per l’oramai ex-Campione del Mondo Giacomo De Mola (Pathos), che ha dimostrato di essere sempre l’atleta da battere in ogni condizione e il più vincente degli ultimi anni a livello mondiale. Più indietro Nico Strambelli (Omer), che ha avuto una ottima prima giornata, settimo subito dietro Luigi e Giacomo, ma una seconda più complicata, solo 38esimo, per un 19esimo posto finale. Ci si attendeva di più, ma parliamo sempre di una classifica con 71 atleti in gara. Nico non adduce scuse, ma noi possiamo raccontare che l’atleta è stato fermo 4 giorni per via di un raffreddore che gli ha compromesso, e non poco, la preparazione.

Fra le donne la nostra unica atleta presente, Emanuela De Lullo (C4 Carbon), ha ottenuto un ottimo 9 posto, che vale veramente molto. Ciò considerando il livello altissimo delle atlete presenti, come, oltre alla Campionessa del Mondo per la seconda volta, Magdalena Sart Bonnin, Alex Edwards della Nuova Zelanda e le tahitiane, Onyx Le Bihan e Taina Orth, non presenti al mondiale 2021 in Italia, ad Arbatax.

Abbiamo voluto sentire tutti i nostri campioni, guidati dal nostro Direttore Tecnico, Marco Bardi, perché un risultato così eccezionale in Spagna lo merita.

Luigi Puretti, straordinario secondo sul podio

Colpito da Taravana ad inizio giugno, Luigi ha prima di tutto raccontato in modo aperto e sincero l’accaduto, anche per consigliare altri atleti su ciò che poteva essere successo e come prevenirlo. A seguire, con la professionalità e serietà caratteristica del Campione pugliese, Luigi ha seguito tutti i passi, medici, fisici e mentali, per arrivare al Mondiale in Spagna nelle migliori condizioni, ma anche in assoluta sicurezza. Lo abbiamo sentito al telefono appena sbarcato a Civitavecchia, dove avrebbe poi viaggiato in compagnia di un altro Campione, Alfonso Cubicciotto (Sigalsub), suo compagno di squadra insieme ad Andrea Fazzolari (C4 Carbon).

“Siamo distrutti da un viaggio infinito, ma con la gioia del risultato in realtà ce la siamo goduta. Con un piazzamento peggiore il viaggio sarebbe stato interminabile. Così invece è stato un modo per godersi ogni momento. Il secondo posto ottenuto lì, in oceano, per me è come una vittoria, con Alfonso e Andrea abbiamo ottenuto qualcosa che sembrava impossibile alla vigilia del Mondiale”. Così ha esordito Luigi Puretti appena ci ha risposto, e sinceramente diremmo che il commento è più che giustificato. Poi ha continuato.

La preparazione è stata complicatissima. Le condizioni sempre variabili, e l’arrivo di una fortissima perturbazione con vere onde oceaniche, ma soprattutto acqua completamente torbida, hanno reso i lunghi giorni prima della gara veramente complicati. Poi con l’arrivo del bel tempo ho capito che in oceano non potevo pianificare tutto come nel Mediterraneo, ma la strategia doveva essere flessibile, e cambiare a seconda di ciò che avrei trovato in campo gara ora dopo ora.

Siamo arrivati a Laredo con il sole, ma subito il tempo è cambiato, con temperatura scesa a 15°C, mare mosso e acqua torbida. La preparazione poi è stata dura a livello fisico, ma ciò che abbiamo subito capito è che tutto si sarebbe basato sulla giusta strategia, su come muoversi nell’arco dei due giorni di gara. Stare molto in acqua, evitare i punti affollati di atleti, crederci sempre, nonostante non si potesse lavorare su segnali certi come nel Mediterraneo.

La gara di Luigi Puretti

Il primo giorno di gara avevo zero segnali, tranne i gronghi, 4, fra 5 e 12 metri. L’acqua era limpida con poca onda, così ho provato a cercarli, e nel frattempo ho catturato 3 tordi. Mi è anche arrivato uno dei classici branchi enormi di grosse salpe. Ne ho sparata una, ma si è strappata.

Spostandosi col gommone siamo passati sopra una lastra sui 14 metri dove Alfonso aveva trovato dei saraghi, così mi sono tuffato. Al posto dei saraghi ho trovato 3 corvine sul chilo e mezzo, ma mentre cercavo di fare coppiola è arrivato un sarago faraone, poi risultato 1,7 kg, che ho catturato, e poi un altro da un chilo. Le corvine nel frattempo però non c’erano più.

Arrivati a centro campo gara, il più ricco di pesce, c’erano circa il 70% degli atleti, parliamo di circa 70 concorrenti, e il pesce era molto agitato e difficile da catturare. Abbiamo quindi deciso con Alfonso e Andrea di andare dove avevamo visto le salpe, e ne ho prese 5 chiudendo la specie. Avevo poi altri 4 o 5 segnali sui 30 metri, con dentici e saraghi faraone, ma non ci sono andato perchè il taglio freddo era a 5 metri e non ho creduto di trovare nulla. Non volevo infatti fossilizzarmi su un tipo di pesca, anche perchè con 100 concorrenti in acqua bisognava avere una strategia variabile e intelligente. Ho deciso di pescare su spot meno validi, ma anche poco affollati. La scelta è apparsa subito giusta quando ho capito che spesso pescavo vicino a Santiago Lopez Cid.

Nel Mediterraneo mi faccio sempre la mia scaletta, qui non era possibile. Volevo stare molto in acqua per essere più efficace con il pesce in movimento, evitare lunghi spostamenti con il gommone. Solo il primo giorno ho fatto circa 100 tuffi, il secondo 75.

Giacomo De Mola, eccellente terzo, sempre l’uomo da battere

Giacomo De Mola ci ha provato dall’inizio alla fine, con grande preparazione, volontà di migliorare al massimo le tecniche di pesca in acqua bassa e nella schiuma, che in Grecia, dove abita, si utilizzano poco. Una conferma ne è il risultato del team greco, solo decimo. Alla fine, per assurdo, troppa preparazione per le condizioni oceaniche, a dire del nostro Campione, hanno tolto qualcosa ad un ottimo risultato finale.

“Sono molto contento del risultato mio e della squadra, ma se devo essere onesto, il titolo era alla mia portata. Il distacco da Santi è molto, ma ciò che è mancato, soprattutto il primo giorno, sono stati gli spot fondi con le corvine. Abbiamo concentrato gran parte della preparazione sulle condizioni più probabili, quelle oceaniche, con onda lunga che infrange sulla costa rocciosa, e la necessità di pescare in acqua bassa nella schiuma. In tali condizioni, infatti, il pesce si concentra tutto lì. Il cambiamento del tempo durante la preparazione, che ha visto arrivare una forte perturbazione, ci ha tolto quel paio di giorni di mare buono necessari per trovare gli spot fondi. Il primo giorno, da metà gara in poi, non avevo più punti segnati, e ho dovuto pescare scorrendo un po’ a caso.

Le corvine, come si è visto, le avevo nel campo gara del secondo giorno e le ho prese. Alla fine la gara si è svolta sulla base delle strategie. Secondo me i più forti atleti si equivalgono a livello di prestazioni fisiche, soprattutto qua dove non si scendeva a 50 metri, ma massimo a 30-35 metri. Poiché ci siamo confrontati con gli atleti locali che evidentemente conoscevano i campi gara alla perfezione, dovevamo vincere con la strategia.

Tornando al primo giorno, mi sono mancate le corvine, che invece, per esempio, ha catturato il francese Aurelien Bouzon, che ha ottenuto un ottimo terzo posto di giornata. Non avendo a metà gara io altri punti ho cercato le salpe, ma la marea era cambiata e non le ho trovate. Infatti, le salpe a Laredo si dividono in branchi attratti dalla marea alta e dalle onde, che però erano insufficienti con mare troppo calmo. Inoltre, la presenza di tantissimi pescasub ha allontanato i pesci. Altro tipo di branchi sono quelli delle salpe in accoppiamento, numerosissime ed enormi, con 200-300 pesci in riproduzione, ma anche li non ho avuto fortuna.

Alla fine Santi era raggiungibile. Il primo giorno avevo tra l’altro 5 gronghi e ne ho trovato solo uno. Poi ho preso 7 saraghi a 5 metri, ma uno era sotto peso. Il secondo giorno tutto ciò che c’era lo ho preso, con due corvine e due gronghi. Quindi con un lavoro fatto un po’ meglio, non focalizzandosi solo sull’acqua medio bassa, avremmo potuto ambire al titolo”.

Il mare è così, e allora attendiamo Giacomo De Mola alla prossima sfida dell’Euro-Africano in Turchia, ma speriamo di vederlo alla Semana Master di Palma di Maiorca, dove il suo amico e acerrimo sfidante Oscar Cervantes ha già detto che ci sarà.

Nico Strambelli – Peccato per la seconda giornata

Nicola Strambelli ha fatto molto bene la prima giornata, mentre la seconda è stata veramente difficile. Lo abbiamo incontrato in oceano con zero catture a gara già nel pieno. Poi il forte atleta pugliese ha stretto i denti ed ha portato a casa un grongo più due pesci, di cui solo uno purtroppo valido. Quasi sempre, se non sempre, nei campionati mondiali, uno dei tre atleti delle squadre più forti si può trovare con una giornata un poco sfortunata. Ciononostante, la tenacia di Nico ha permesso all’Italia di conquistare il secondo posto senza essere superata da Tahiti, piuttosto vicina in terza posizione.

“E’ vero, non è una cosa della quale ho parlato, ma certamente il fatto di essermi dovuto fermare 4 giorni per via di un forte mal di gola mi ha tolto molta preparazione. Ho dovuto fermarmi per evitare di peggiorare la situazione che avrebbe potuto portare anche all’impossibilità, per esempio, di compensare.

Siamo arrivati a Laredo la mattina del 27 agosto e siamo subito entrati in acqua. Ma poi mi sono dovuto appunto fermare dal 2 al 5 settembre. Sono poi rientrato il 6, e Valerio e Rocco hanno fatto un lavoro straordinario in mia “assenza”, ma chiaramente non è stato come essere in acqua. Per fortuna il 6 sono entrato in acqua anche per verificare le mie condizioni e la compensazione, e stavo bene.

Come anticipato dai miei compagni, è stata fondamentale la strategia, stare molto in acqua e non perdere tempo su punti poco affidabili. La prima giornata onestamente ero soddisfatto. Giravano diversi pesci.

La seconda giornata avevo una bella partenza con più di 50 corvine tutte a peso, uno spettacolo, trovate proprio gli ultimi giorni di preparazione. Purtroppo in gara ce ne era una sola. Visto che non riuscivo a prendere pesce, mi sono messo distante dagli altri sperando che i branchi di salpe spaventate da tanti atleti uscissero più verso il largo, ma purtroppo non le ho incontrate. In generale, infatti, il secondo giorno le salpe non c’erano, e i carnieri di tutti ne sono stati la conferma.

E’ stata comunque una bella esperienza in un ambiente, quello della squadra italiana, molto sano, dove tutti ci si è aiutati e a fine giornata della preparazione ci si scambiava le impressioni e ci si dava coraggio.”

Emanuela De Lullo, unica donna, ma mai sola

Emanuela De Lullo è la classica atleta molto in vista che attrae molti consensi e qualche critica. Il Campionato Mondiale di Pesca in Apnea 2023 in Spagna a Laredo è stato il banco di prova ufficiale per l’atleta sponsorizzata C4 Carbon, e possiamo dire onestamente che l’unica atleta italiana in gara ha portato in alto i colori dell’Italia. Con il suo nono posto finale fra ben 30 atlete di un livello onestamente superiore al Mondiale di Arbatax, Emanuela ha centrato un grande risultato.

Al 9° posto due anni fa nessuno ci avrebbe creduto. Chiaramente per il Mondiale vuoi fare bene a tutti i costi, sia per te stessa, ma anche per la squadra, per la fiducia datami dalla FIPSAS, e per Marco Bardi, che per me è sempre una garanzia a capo della nazionale.

La squadra italiana in particolare, posso dirlo, è stata come una famiglia. Abbiamo cercato tutti insieme la “chiave” dell’oceano, e mai nessuno degli uomini non ha ascoltato anche le mie indicazioni. In tutto ciò devo nominare anche Sandro Congedo, sempre presente e d’aiuto.

Sono di Castel Gandolfo, ma passo 4 mesi l’anno in Sardegna, zona Stintino, e pescare nelle condizioni del Mare di Fuori (si intende la costa Ovest della punta di Stintino), molto spesso colpito dal forte vento di Maestrale, ha fatto si che l’oceano mi abbia si spiazzata, ma non impaurita.

Per me è stata una esperienza straordinaria e sono soddisfatta, seppur devo ancora fare esperienza ed imparare, visto anche il livello pazzesco di atlete come Malen Sart, Alex Edwards e le Tahitiane, ma non solo. Ciò che è stato particolarmente importante è stato il rapporto con tutta la squadra, con atleti come Luigi e Giacomo, capaci di “leggere” la gara in modo straordinario.

L’oceano ti apre a tutte le situazioni possibili. Tutto cambia sempre e non bisogna incaponirsi mai su una unica strategia o tecnica. La pesca zavorrata nella schiuma la faccio onestamente anche in Sardegna. Fra gli aneddoti che mi piace raccontare di certo quello della seconda giornata quando sono andata su un grongo di oltre 10Kg che avevo visto per tutta la preparazione. Era un punto condiviso e quando sono arrivata sullo spot c’erano 3 gommoni di uomini. Bisognava, viste le dimensioni, anche spararlo bene. Eravamo io e un bulgaro ad uno metro l’uno dall’altro. Per scendere subito ho effettuato solo un respiro e giù…. Sono arrivata prima davanti alla tana, ma lui ha cercato di non farmi sparare. Io con una mano mi tenevo ferma su uno scoglio e con il gomito cercavo di allontanarlo. Alla fine il grongo non c’era, ma una volta salita ho commentato a Marco Bardi, il grongo non c’era ma ho menato al bulgaro!”

Alla fine la gara è stata molto difficile, ma sono contenta che seppur sola, e onestamente non mi ci sono realmente mai sentita grazie alla vicinanza di tutta la squadra, l’Italia è arrivata nona e non ultima.

Alla cena di gala lo stesso atleta bulgaro si è avvicinato scusandosi di essere stato troppo “strong” (duro ndr.) e alla fine è stata una bella conclusione”.

Alla domanda su cosa andrebbe, se qualcosa, cambiato nelle competizioni al femminile, Emanuela De Lullo ci ha risposto: “Una evoluzione delle gare femminili deve esserci, e in FIPSAS ci sono persone molto più esperte di me che già ci stanno lavorando. Quello che posso dire è che nella vita e nello sport se vuoi qualcosa ti impegni e te lo vai a prendere. Lo sport della pesca in apnea è certamente più maschile, ma ciò non vuole dire che io debba ricevere degli “sconti” rispetto ai miei colleghi maschi.”