Apnea Passion Magazine ha intervistato Alessandro Braccini, atleta laziale del circolo S.P.S. Foce del Mignone, che si sta preparando, dopo l’ottimo sesto posto all’Assoluto 2024, per il prossimo Campionato Italiano Assoluto di Pesca in Apnea, in programma a giugno nelle acque di Gallipoli, in Puglia. Una chiacchierata tra passato, presente e futuro, in cui Alessandro ci ha raccontato l’origine della sua passione, le sue tecniche di pesca e le aspettative per l’evento più atteso della stagione.

Apneapassion Magazine: Quando e come è nata la tua passione per la pesca in apnea?
Alessandro Braccini: La mia passione per la pesca in apnea è nata molto presto, praticamente da bambino. Avevo appena sei anni quando, sulla spiaggia, aspettavo con impazienza il ritorno di mio padre dalle sue battute di pesca, rigorosamente a pinne. Restavo incantato dai suoi racconti su come riusciva a catturare saraghi, cefali, corvine, triglie e persino qualche piccola cernia. Ben presto, sotto la sua guida, ho iniziato anch’io: maschera, tubo, pinne e un piccolo lancia polpi per catturare scorfani e polpi nei bassi fondali. A dieci anni ho avuto il mio primo fucile subacqueo, un mini Sten da 40 cm, con il quale ho preso la mia prima ‘preda importante’: una spigola di circa 800 grammi. Da quel momento, la pesca è diventata una parte essenziale della mia vita. Le mie prede iniziali erano cefali, triglie, saraghi, polpi e mio padre, molto prudente, non voleva che superassi i 6-7 metri. Ricordo ancora un episodio significativo: stavamo pescando insieme e, mentre lui controllava una tana a circa 10-11 metri, ho visto un grosso sarago infilarsi sotto una lastra vicina. Senza pensarci troppo, sono sceso rapidamente, senza compensare bene, e ho sparato d’istinto, lasciando il fucile sul fondo. Mio padre è andato a recuperare l’asta e con grande sorpresa ha visto che avevo preso un sarago di oltre un chilo! Peccato che, per la discesa improvvisata, mi sono beccato un’otite che mi ha tenuto lontano dal mare per 15 giorni. Ma è stato un momento che non dimenticherò mai! A 14 anni, però, il grande salto: il mio primo arbalete, un Omer Excalibur da 75 cm. Con una mezza muta, passavo ore in acqua, da maggio a ottobre, affinando la mia tecnica e aumentando progressivamente le profondità di immersione.

AP: Quali sono le tecniche di pesca che prediligi e quali prede ami catturare?
Alessandro Braccini: La mia tecnica preferita è senza dubbio la pesca in tana. Essendo laziale, ho sviluppato un tipo di pesca molto dinamico e ritmato, con oltre 100 tuffi a sessione. Se mi trovo sul grotto, utilizzo un arbalete da 75 cm per scandagliare il fondale, ma se un pesce si intana in una fessura stretta o voglio controllare una zona più nascosta, passo immediatamente al mio fedele mini Sten. Quando pesco a scorrere oltre i 15 metri, invece, alterno un 90 cm con un 100 cm, a seconda delle condizioni di visibilità e delle prede che sto cercando. La mia preda del cuore è senza dubbio la cernia. Ogni volta che scendo in acqua, spero sempre di incontrarne una. Con il tempo, però, ho imparato ad adattarmi alle condizioni del mare e a sfruttarle al meglio. Se l’acqua è limpida, mi concentro sulla tecnica dell’aspetto o dell’agguato; se invece la visibilità è ridotta, prediligo il razzolo o la pesca in tana. Nel Lazio, le condizioni spesso impongono di pescare a quote medio-basse, specialmente in inverno e primavera. In questi periodi, i carnieri sono formati per lo più da saraghi, corvine, spigole e cefali. Oltre alla cernia, amo particolarmente il sarago, soprattutto quando supera il chilo: i cosiddetti ‘ciavattoni’ sono una vera sfida. E poi ci sono i dentici, che mi affascinano tantissimo. Ogni volta che ne catturo uno, è una soddisfazione incredibile!

AP: Cosa ti spinge a partecipare alle competizioni di pesca in apnea?
Alessandro Braccini: La competizione è una parte di me. Ho sempre avuto una forte indole agonistica, in ogni sport che ho praticato, e la pesca in apnea non fa eccezione. Per me, la voglia di essere tra i migliori è sempre stata un grande stimolo. Certo, oggi la mia vita tra lavoro e famiglia non mi consente di dedicare alle gare il tempo che meriterebbero, ma cerco comunque di fare il possibile per allenarmi e restare competitivo. Detto questo, non considero le gare una necessità assoluta per il mio equilibrio personale. La cosa più importante è trovare il tempo per andare in mare, perché la pesca in apnea è il mio vero sfogo, l’attività che mi permette di vivere sensazioni uniche. Competere è una bella esperienza, ma la vera vittoria è poter tornare, ogni volta, a immergersi in quel mondo sommerso che regala emozioni indescrivibili.

AP: Come ti stai preparando per i prossimi Campionati Assoluti? Hai già avuto modo di conoscere il campo gara?
Alessandro Braccini: Il 2025 non è iniziato nel migliore dei modi. A gennaio ho avuto una forte influenza con sinusite e raffreddore, e gli antibiotici mi hanno impedito di allenarmi. Poi, a febbraio, il meteo è stato pessimo e le poche giornate buone per pescare sono coincise con impegni lavorativi. Per questo, da circa tre settimane mi sto allenando in piscina, sperando di poter tornare in mare il prima possibile. Non ho mai pescato in Puglia e non conosco il campo gara, ma non è una novità per me: è stato così anche nei precedenti Assoluti. Sarà fondamentale fare una preparazione meticolosa, analizzare ogni minimo dettaglio e non lasciare nulla al caso. Basta un errore per compromettere l’intera competizione. Negli ultimi anni, gli Assoluti sono diventati sempre più duri. Non solo per il livello degli atleti, che è sempre più alto, ma anche per i campi gara scelti e per i regolamenti che impongono di spingersi a profondità elevate. Per essere competitivi, oggi bisogna superare i propri limiti, sia fisici che mentali.

AP: Un tuo pronostico: chi saranno i primi cinque atleti del prossimo Assoluto?
Alessandro Braccini: Se dovessi fare un pronostico, direi che tra i favoriti ci sono sicuramente Cuccaro e Puretti. Conoscono bene la zona e sono due agonisti di altissimo livello. A loro aggiungerei Fabio Dessi, che è il campione in carica e negli ultimi anni è sempre stato protagonista. Poi c’è Giacomo De Mola, che considero semplicemente ‘inumano’ quando si tratta di pesca profonda. Infine, vedo bene Stefano Konjedic, un giovane con grandissime capacità apneistiche. Sono certo che farà molto bene.
