Area Marina Protetta di Maratea: un’opportunità solo se con un perimetro mirato
Oggi, 14 febbraio 2025, alle ore 15:45, presso la Sala Mar@congress dell’I.I.S. “Giovanni Paolo II” di Maratea, il Ministero dell’Ambiente e i tecnici ISPRA presenteranno la prima proposta di perimetrazione e zonazione dell’Area Marina Protetta (AMP) “Costa di Maratea”.
Un incontro definito “partecipato”, ma che arriva a tempo praticamente scaduto, quando le decisioni sembrano già prese e il Comune avrà solo poche settimane per esprimere un parere su aspetti cruciali come la zonazione e la regolamentazione del parco. La domanda sorge spontanea: è ancora possibile intervenire, o ci troviamo di fronte a scelte imposte dall’alto?
Una perimetrazione enorme, ingiustificata e incontrollabile
Un’AMP nasce con l’obiettivo primario di proteggere un ecosistema fragile e valorizzarlo, ma perché ciò avvenga è fondamentale che le scelte siano basate su criteri scientifici chiari e non su decisioni politiche calate dall’alto.
Se l’intento è proteggere il corallo nero, perché non si prevede una tutela mirata e funzionale alla risorsa? Perché si opta per una perimetrazione ampia e rigida, che rischia di vincolare tutta la costa senza alcuna valutazione concreta sugli effetti economici e sociali e non supportata da basi scientifiche?
Un’AMP, per funzionare dal punto di vista ambientale tutelando il prezioso bene oggetto delle valutazioni scientifiche alla sua base, deve essere estremamente controllabile dovendo essere garantito 24 ore su 24 e sette giorni su sette che nessuna delle attività non consentite venga svolta in danno dell’ecosistema. Come possiamo pensare che ciò possa avvenire per tutta la costa di Maratea? Il rischio concreto, peraltro certificato dal fallimento delle AMP sovrapponibili per estensione, è quello di non poter essere garantito il controllo ritrovandosi un mare vincolato sulla carta rispettato dalle persone per bene ma a totale fruizione dei bracconieri.
Un porto turistico che rischia di essere penalizzato
Maratea ha sempre vissuto di turismo e il suo porto turistico rappresenta un motore economico essenziale per il territorio. Con la capacità di accogliere navi fino a 40 metri, il porto è una delle infrastrutture strategiche che permettono a Maratea di competere con le mete più esclusive del Mediterraneo.
Eppure, con l’istituzione di un’AMP che, secondo le indiscrezioni, dovrebbe vincolare l’intera costa, è inevitabile che la nautica subirà pesanti restrizioni, con un impatto diretto sulle attività economiche collegate.
Chiunque conosca il funzionamento delle AMP sa bene che le limitazioni alla navigazione, all’ormeggio e all’ancoraggio sono tra le prime misure che vengono introdotte. Il risultato? Un porto che rischia di perdere attrattività, con una drastica riduzione degli arrivi e delle spese legate alla nautica da diporto ed a tutte le attività ad essa collegate.
Bene le AMP, ma con estensioni mirate per ottenere benefici e non costi
Ogni volta che si parla di AMP, il racconto è sempre lo stesso: un’Area Marina Protetta è un’opportunità economica, uno strumento per attrarre turismo sostenibile e valorizzare il territorio.
Ma la realtà è ben diversa. Le AMP partono sempre molto bene perché tutti sappiamo che nei primi anni di attività ricevono finanziamenti e sovvenzioni che sono parametrati all’ampiezza della stessa. Tuttavia, bilanci delle AMP già istituite in Italia mostrano una situazione molto lontana da quella che viene raccontata allorquando gli aiuti statali cessano: nel migliore dei casi, queste aree riescono a malapena a coprire i costi di gestione, solo grazie ai finanziamenti pubblici (quando è possibile riceverli) e agli aiuti dei Comuni.
Il mito del turismo di lusso legato alle AMP si scontra con una realtà molto più concreta: restrizioni, regolamenti complessi e costi aggiuntivi che scoraggiano il diportismo e il turismo legato alla nautica. E quando una destinazione perde attrattività per la nautica, ne risentono direttamente hotel, ristoranti, negozi, servizi e tutte le attività economiche locali.
Eppure, si continua a proporre un modello vecchio di 35 anni, basato su convinzioni che non trovano riscontro nei numeri. Un modello che in molte località si è rivelato fallimentare e che, ancora oggi, viene venduto come una “grande opportunità” senza alcuna garanzia reale di successo. Spesso, sono le amministrazioni, e quindi e cittadini, a pagarne il fallimento economico.
Progressività su un vincolo irreversibile per il futuro di Maratea
L’elemento più preoccupante di questa proposta è l’approccio scelto per la zonazione. Se davvero si decidesse di vincolare l’intera costa, non si tratterebbe più di una misura di tutela mirata ma di una trasformazione radicale del territorio senza possibilità di ritorno, peraltro totalmente irragionevole e sproporzionata in funzione delle finalità di tutela certificate.
La domanda che tutti dovrebbero porsi è semplice: chi si assumerà la responsabilità di una scelta così drastica?
• Quale sarà il futuro del porto turistico di Maratea?
• Come verranno compensate le attività economiche che subiranno un danno?
• Dove sono gli studi economici che dimostrano che un’AMP che vincoli l’intera costa di Maratea è vantaggiosa per tutti?
Perché oggi si dovrà chiarire che se l’amministrazione deciderà di chiudere l’intera costa di Maratea, dimostrando di operare in maniera del tutto svincolata dalle risultanze scientifiche poste alla base dell’iter autorizzativo, non si potrà mai parlare di tutela dell’ambiente, ma di un artificio politico che cambierà per sempre il destino di un territorio. E se l’AMP non porterà i benefici promessi? Se il sistema di restrizioni penalizzerà la nautica e il turismo e tutte le attività collegate?
La fine di numerose realtà sportive, culturali e ricreazionali
Non da meno va sottolineato come una dissennata ed immotivata zonazione che coinvolga l’intera costa di Maratea determinerà la fine di numerose realtà sportive, culturali e ricreazionali le cui attività sono strettamente legate al mare. Pensiamo ad una realtà come il Maratea Sub circolo Andrea Scoppetta, vera eccellenza Marateota che annovera tra le sue fila atleti di calibro internazionale facenti parte della Nazionale Italiana di Pesca in Apnea nonché campione Italiano in carica a squadre, che non potrà più beneficiare del mare di casa. Ricordiamo, inoltre, come il Circolo ogni anno organizzi competizioni di portata nazionale che radunano sul territorio decine e decine di atleti provenienti da ogni parte di Italia con tangibili benefici per tutta l’economia locale, spesso in periodi dell’anno meno frequentati turisticamente. Tutto questo finirà e di chi sarà la colpa?
L’assemblea pubblica di oggi sarà il primo e forse unico momento di confronto. Resta da capire se sarà un vero dibattito o una semplice comunicazione di decisioni già prese.