Raffaele Seiello, l’alieno: il nomignolo glielo hanno affibbiato affettuosamente i fan che più lo ammirano. Molti lo conoscono ancora con il nickname di One_Shot_One_Kill, con cui anni fa si presentò sulla scena social. Certamente Raffaele ha saputo crearsi, con i suoi video e le sue catture, una fama ed un seguito, sui social, che nel panorama della pesca in apnea italiano lo pone tra i più noti influencer. Pescatore professionista con grandi doti da profondista. Ottima capacità di adattarsi ad ogni tipo di pesca per finalizzare la sua giornata di lavoro, fa base in Sardegna. Non disdegna, nel periodo invernale, avventure in oceani lontani. Ha collaborato per anni con diversi marchi noti del settore. Da qualche tempo è passato nel team Salvimar. Voluto da Massimo Quattrone, al quale lo lega una lunga amicizia, adesso indossa la livrea Salvimar. Abbiamo intervistato Raffaele Seiello, l’alieno, per conoscere meglio l’uomo ed il pescatore.

1. Sappiamo che la tua passione per la pesca in apnea nasce quando eri ancora un bambino: ci racconti come si è evoluta e cosa ti ha spinto a decidere di trasferirti in Sardegna e farne una Professione?

Ho iniziato da piccolino seguendo mio papà. Anno dopo anno, pescare solo nel mese estivo delle vacanze, iniziava a diventare un po’ troppo limitante: la mia voglia di pescare rimaneva durante tutto l’anno e ne sentivo fortemente la mancanza. Per ovviare, ho quindi cercato di allungare sempre più quel mesetto di vacanza fino al momento in cui ho deciso di prendere una “aspettativa” dal lavoro che facevo a quel tempo, per verificare se fosse possibile, per me, poter trasformare la mia passione in un mestiere. Quindi, ho fatto base nella mia casetta in Calabria. Da li, ho cominciato a staccarmi dalla vita terrestre per passare a quella acquatica. Il motivo per cui, poi, mi sono spostato in Sardegna è legato al fatto che quando fa una mareggiata in Calabria, il tipico sedimento che sta sul fondo, trasportato dai molti torrenti, viene sollevato dalle onde e prima che si recuperi un po’ di visibilità, sufficiente per poter andare in mare, è possibile che passino diversi giorni. In Sardegna questo problema non esiste. Anche con mare formato puoi entrare in acqua e vederci, e puoi tentare di catturare qualche preda. 

2. Parlaci delle tue zone di pesca: in che zone della Sardegna peschi? Quali sono le prede che preferisci insidiare?

Io ho due abitazioni, una nell’estremo nord-est della Sardegna, a Santa Teresa di Gallura, e l’altra invece nell’estremo sud-ovest. Diciamo proprio agli antipodi della regione. Mi piacciono tutte e due come zone. Però, purtroppo, qui a Santa Teresa è diventato un po’ problematico lavorare per via dell’Area Marina Protetta. Ogni volta che mi metto in gommone, per andare a lavorare, mi tocca fare parecchia strada per poter uscire dall’area marina. Un problema limitante e fastidioso, per me, a cui però devo adattarmi. Per quel che riguarda le prede che preferisco, a me piace parecchio insidiare il dentice e il pagro. Ma poi, quotidianamente, prendo ciò che il mare mi offre, e che io vado a rintracciare in base a quella che è la richiesta dei miei clienti. Quindi, se un cliente necessita di pesce bianco allora vado nelle tane che conosco e dove posso trovare delle corvine, dei saraghi. In merito alle tecniche, tutto dipende dal periodo, dalla visibilità dell’acqua, dal termoclino. Vanno quindi incrociati un sacco di fattori. Ogni volta che entro in acqua faccio un po’ una lettura del fondale. Cerco di capire il vento che ci può essere piuttosto che il termoclino, la corrente, che direzione e come sono disposte le castagnole, la mangianza, insomma cerco di interpretare il mare per quello che è la giornata.

Con che fucili e con quali tecniche?

In merito ai fucili, sono della “parrocchia” del fucile ad aria. Specialmente per il mestiere che faccio, secondo me, sono quelli più adatti, più versatili e più utili. Nella fattispecie, al di là del fatto che sono sponsorizzato da Salvimar, a parere mio i loro fucili (il Predathor Vuoto ha vinto il Best Choice by Apneapassion 2023, ndr), al momento, sono proprio il top del top che si possa trovare sul mercato, per tutta una serie di di motivazioni. Io ne ho provati diversi nella mia vita, però questi hanno veramente una marcia in più. A me, tipicamente, serve un fucile che abbia una grande potenza perché magari mi ritrovo a dover catturare della cernie di mole, che vanno trafitte in maniera adeguata. Oppure un bel dentice che non si avvicina a sufficienza e quindi ti serve una gittata importante associata ad una potenza discreta a fine corsa. Questi oleo, sono fucili che, in questo senso, funzionano benissimo e in più hanno il variatore di potenza. Se mentre sono lì all’aspetto – anche con un 130 in mano – e all’improvviso sbuca fuori una corvina un sarago a 1 metro da me, in mezzo alle rocce, io utilizzo il variatore di potenza e mi recupero il pesce che trovo vicino senza nemmeno rovinare la punta dell’asta, quindi è come improvvisamente passare da un 130 a un 75. È come avere una doppia possibilità mentre sei giù. Questa è una cosa molto importante che un arbalete non può può avere.

Il perché del fucile ad aria

Poi ci sono altre ragioni che per me sono molto valide in merito all’utilizzo del fucile ad aria: innanzitutto ho molta meno manutenzione rispetto a quello ad elastico e altra cosa molto importante non subisce la pressione della profondità, nel senso che un elastico più lo porto in profondità e più viene schiacciato dalla pressione e più perde di potenza. In più, se tu il fucile ad elastico lo carichi alle otto del mattino, e non lo hai usato per tre ore, non credere che funzioni alla stessa maniera tanto alle otto del mattino che alle 11, perché l’elastico più rimane carico in tensione e più perde di potenza, mentre quello ad aria questo problema non lo ha. Altro ulteriore vantaggio è il brandeggio che con quello ad aria è molto più agevole. Quindi tutta una serie di fattori che secondo me, e per il mestiere che faccio, tornano utilissimi. 

3. Oggi la pesca “col piombone” è ormai praticata da tantissimi pescasub? Tu la pratichi? Quale è la tua opinione in merito?

La pesca sgancio ha una ragione di esistere piuttosto valida. Io sono della scuola di pensiero che chi pratica questo tipo di pesca non debba utilizzare il piombone per andare oltre i propri limiti: ho sempre pensato e creduto che bisogna avere già nelle proprie gambe, nella propria testa, quelle profondità a cui poi si andrà ad operare con il variabile. Il piombo serve semplicemente per tenersi con un discreto margine al di fuori dei pericoli, nel senso che, magari, io prendo una cernia a 35 metri e mi tocca lavorarla ed è ovvio che se vado in costante la fatica e i rischi sono più alti. Il problema del piombo è che, tante volte, dalle persone più inesperte, dai giovani, viene utilizzato per andare oltre i propri limiti e lì può diventare veramente pericoloso. È necessaria quindi tanta esperienza e tanta “testa sulle spalle” per poterlo utilizzare.

4. Seguendoti sui Social sappiamo che ti piace, da qualche anno, andare a “svernare” all’estero sempre praticando la pesca. Raccontaci quale sarà il tuo prossimo viaggio e quale il tuo programma di pesca.

Sì, io inizio ad essere anzianotto, quindi prediligo l’acqua calda a quella fredda. Perciò di inverno, quando posso, mi sposto nei paesi più caldi. Quest’anno tornerò nuovamente in Thailandia. Mi era piaciuta già molto l’anno scorso. Quest’anno si sono create tutta una serie di situazioni là per le quali posso tornare e posso divertirmi sicuramente. Sono stato anche in altri posti e mi piace molto la pesca oceanica. Sicuramente è molto diversa da quella che si pratica nelle nostre zone. Però non tale da essere problematica per chi proviene dalla scuola mediterranea. Avendo imparato a pescare in Italia, in Grecia o in Spagna, sicuramente si può contare su tale bagaglio culturale – un buon lasciapassare – per poter pescare praticamente ovunque nel mondo.

5. Infine: di recente la notizia del tuo ingresso nel team Salvimar ha fatto il giro del web. Parlaci di come è avvenuta la scelta e del tuo feeling con l’attrezzatura dell’Azienda.

A monte di tutto c’è da sempre questa amicizia con Massimo Quattrone. Anche se adesso lui non vive più a Santa Teresa, per un periodo siamo stati concittadini qui nel paesotto. Io l’ho conosciuto anni fa, al di là dell’ambito della pesca in apnea, ed ho instaurato con lui questa bella amicizia che perdura da un sacco di tempo . Massimo mi fece provare, qualche anno fa, uno dei suoi fucili, il Predathor Vuoto. Io all’epoca ero sponsorizzato da diversi marchi ma – devo dire la verità – quello che avevo provato mi era piaciuto veramente veramente tanto. Come dissi anche a lui, da quel momento mi veniva più complicato continuare a utilizzare quello che stavo utilizzando già da tempo, perché, ripeto, c’è un abisso di tecnologia, una concreta differenza. Da lì, in questo modo è nato tutto un discorso che ci ha portati alla fine ad avere un contratto. 

Non solo per i fucili

Ma, oltre ai fucili, ho avuto modo di provare altre attrezzature. Perché il problema di un vecchio pescatore, che ha delle convinzioni proprie, delle abitudini radicate, è che diventa difficile cambiare idea. Devo dire che però, con l’utilizzo dei materiali Salvimar, questo passaggio è avvenuto in maniera molto naturale. Ho trovato immediatamente feeling con tutte le cose che ho provato (ad esempio la maschera Salvimar Goblin, ottima sostituta della Micromask usata da Seiello, ndr). Questo è stato fondamentale, anche perché questa attività io non lo faccio per hobby, ma per mestiere. Non avrei quindi mai potuto pensare di utilizzare delle cose che potessero andare a discapito del mio lavoro. È vero che sono sponsorizzato, è vero che ho tutta una serie di benefici, però io vivo di quello che riesco a ricavare dal mare, quindi, in primis, ci deve essere il presupposto del corretto funzionamento di tutto quello che utilizzo e ovviamente ancora prima la salvaguardia di me stesso. E così è stato. Quindi poi sono stato chiamato in Azienda per poter discutere di un eventuale contratto. Sinceramente abbiamo trovato immediatamente la quadra, ed adesso sono molto contento e orgoglioso di far parte di una bella famiglia!