Enrico Volpicelli è un nome che da anni riecheggia nell’ambiente della pesca in apnea laziale e nazionale. Membro della storica società Arco Muto Sub Anzio, è conosciuto per la sua esperienza, la sua costanza e la grande umiltà con cui vive questo sport. Da poco è entrato a far parte del team Pescador, marchio emergente nel mondo dell’attrezzatura subacquea, e i Campionati Italiani di Qualificazione di Mola di Bari dello scorso settembre hanno rappresentato la sua prima uscita ufficiale con il nuovo sponsor. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la sua storia, le sue sensazioni e i suoi obiettivi futuri.

Enrico Volpicelli: Campionato di Qualificazione 2025

Apnea Passion Magazine: Enrico, quando sono iniziate le tue esperienze agonistiche e come nasce la tua passione per la pesca in apnea?

Enrico Volpicelli: Sono nato ad Anzio, un paese che vive di mare, e i miei primi approcci con la pesca risalgono a quando avevo appena nove o dieci anni. Usavo una stecchetta di ombrello appuntita e mi divertivo a catturare polpetti e ghiozzi tra gli scogli. In famiglia non avevo esempi diretti, perché sia mio padre che mio fratello erano cacciatori, ma il destino volle che sulla spiaggia incontrassi un signore che ogni mattina usciva con il pattino per pescare in apnea. Tornava sempre con saraghi, polpi enormi e spigole.

Rimasi affascinato da lui: passavo ore ad ascoltare i suoi racconti e ad aiutarlo a sistemare l’attrezzatura. Un giorno mi propose di accompagnarlo e mi fece provare il suo fucile — un Mach 09, se ricordo bene. Quando premetti il grilletto mi partì letteralmente il braccio! Da quel momento non pensai più ad altro: insistetti fino a convincere i miei genitori a regalarmi un piccolo Grinta 50 ad aria, con cui catturai la mia prima spigola da un chilo. Fu la scintilla che cambiò tutto.

L’agonismo arrivò poco dopo, grazie a un amico conosciuto in mare, Roberto Praiola, che mi propose di entrare in un circolo appena nato ad Anzio, nel 1985. Eravamo cinque o sei appassionati e ci organizzavamo piccole pescate. L’anno successivo partecipai alla mia prima gara, il Trofeo S. Fermina: su 60 concorrenti arrivai sesto, con 14 lappane e un sarago.
All’inizio vivevo le competizioni con leggerezza: mi bastava catturare un bel pesce per restare un’ora ad ammirarlo, oppure mi stancavo e uscivo prima. Nonostante i buoni risultati, mancava la costanza. Nel 1995 presi una decisione: o facevo le cose seriamente o smettevo. Da lì cambiò tutto. Il 1996 fu un anno di successi e nel 1997 arrivò la partecipazione al mio primo Campionato di Seconda Categoria a Trapani. In 28 anni ho disputato 17 campionati di seconda categoria e 10 di prima, vincendo anche vari titoli regionali e provinciali. Il risultato di Bosa mi aprì le porte della Nazionale, con cui partecipai e vinsi, insieme a Gino Madeddu e al compianto Bruno De Silvestri, un importante trofeo a squadre in Sardegna. Bruno in quegli anni era un fenomeno, ma anche io riuscii a dare il mio contributo.

Enrico Volpicelli con un bel carniere

AP: Ci sono differenze tra le sensazioni provate la prima volta che ti sei qualificato a un Assoluto e quelle vissute oggi dopo Mola di Bari?

Enrico Volpicelli: Nel 2005 partecipai a un campionato di seconda categoria a Porto Scuso, dove arrivai nono. L’anno dopo disputai il mio primo Assoluto a Bosa, chiudendo ottavo.
Le sensazioni di allora sono difficili da descrivere: pescare spalla a spalla con atleti fortissimi, superarne qualcuno, catturare un pesce proprio sotto le loro pinne… erano emozioni che mi caricavano a mille.

Oggi la grinta di un tempo si è un po’ affievolita, anche per motivi pratici: l’età, i lunghi viaggi col gommone, la consapevolezza di non pescare più oltre i 20 metri e l’evoluzione continua della tecnologia.
Per motivi di lavoro e famiglia riesco a fare solo pochi giorni di perlustrazione — quattro, al massimo — e spesso il maltempo ci mette del suo. Tutto questo limita la preparazione, ma la passione resta. Deciderò il mio futuro agonistico quando saprò dove si terrà l’Assoluto del 2026.

Enrico Volpicelli: pescador team

AP: Sei conosciuto come uno dei massimi esperti di pesca nel grotto, ma ci sono altre tecniche che prediligi?

Enrico Volpicelli: È vero che molti mi identificano con la pesca in tana o nel grotto, ma in realtà ho cominciato con l’aspetto, insidiando spigole, orate, cefali e saraghi.
Con le gare ho poi affinato la pesca in tana, usando un 60 e la torcia, ma quando pesco per conto mio preferisco il 90 e pratico l’agguato alle cernie, la caduta ai saraghi e alle corvine, o l’aspetto ai dentici e alle spigole.
Quando invece trovo le condizioni ideali, prendo il 60 e torno alle mie origini: il “minatore” che scava tra le rocce alla ricerca del pesce nascosto.

Enrico Volpicelli: gommone

AP: Cosa pensi di aver fatto bene nel campionato di Mola e cosa, invece, avresti potuto migliorare?

Enrico Volpicelli: Credo di aver letto bene le zone di pesca, individuando quelle con maggiore movimento di pesce sia sotto costa che più al largo. Il primo giorno, con soli 30 cm di visibilità e molta sospensione, ho trovato zone di acqua più pulita e lì sono riuscito a catturare due belle corvine, lisciandone una e perdendone un’altra davvero grossa a causa della corrente.

Purtroppo, a un’ora dalla fine, un forte dolore all’orecchio mi ha costretto a uscire.
Col senno di poi, avrei dovuto aggiungere un chilo di piombo al pedagno per contrastare la corrente e non perdere i sassi di riferimento. Inoltre, nella seconda giornata, avrei dovuto scendere col 90 su una zona a 20 metri piena di corvine dai 300 grammi ai 2 chili. Usai il 60 e lisciai proprio il pesce più grande.

AP: Ti aspetti che il prossimo Assoluto sia una gara profonda? Come ti preparerai?

Enrico Volpicelli: Finché non saprò dove si svolgerà, è difficile fare previsioni. Tuttavia, visto che sarà a giugno, inizierò la preparazione a febbraio, alternando piscina, corsa, lunghe camminate e, da aprile, tante pescate in mare per recuperare ritmo e sensibilità.

Enrico Volpicelli - Seconda giornata Qualificazione Mola 2025

AP: Da poco sei entrato nel team Pescador. Quali prodotti ti hanno colpito di più?

Enrico Volpicelli: Con Dario di Pescador ci sentivamo già da oltre un anno e finalmente, proprio in vista del campionato di Mola, la collaborazione è diventata ufficiale.
Uso da tempo i suoi fucili, in particolare i modelli Atlantic da 60 e 90, entrambi con testata chiusa, come piace a me. Ho subito trovato un ottimo feeling, riuscendo a colpire pesci in caduta anche molto difficili.

Durante la gara ho provato anche le mute Evo da 5 e 3 mm: temevo un po’ il passaggio da una su misura a una standard, ma appena indossata ho apprezzato la morbidezza del neoprene Yamamoto, la vestibilità e l’ottima tenuta termica. Il mimetismo è efficace, le toppe su ginocchia e gomiti proteggono bene e quella sul petto facilita la ricarica del fucile. L’unica mancanza, direi, è il pisciarino.

Ottimo anche il pedagno mobile, robusto e funzionale, così come il borsone e la sacca portafucili, spaziosi e resistenti.

Infine, le pinne in carbonio mi hanno stupito per la spinta progressiva e la potenza che riescono a esprimere al momento dello stacco dal fondo.


In sintesi, la storia di Enrico Volpicelli è quella di un atleta che ha saputo coniugare passione, costanza e rispetto per il mare. Dopo quasi quarant’anni di gare e innumerevoli avventure sott’acqua, continua a rappresentare un punto di riferimento per tutta la comunità della pesca in apnea laziale — e non solo.