Finalmente una iniziativa che promuove la divulgazione dello sport dell’apnea per tutti: Beuchat e PADI i promotori.

L’apnea è, si sa, uno sport di nicchia, ma chi lo pratica ed ha l’opportunità di provarlo se ne innamora immediatamente. Fino ad oggi, a livello internazionale, Apnea Academy, sotto la guida del pluricampione Umberto Pelizzari, ha negli anni creato la didattica fondamentale per la pratica in assoluta sicurezza di questo sport meraviglioso, fisico e mentale. L’apnea è però stata sempre vissuta come uno sport elitario, per professionisti ed atleti agonisti, più che per gli appassionati. Oggi, grazie alla partnership di Beuchat/Suunto e di PADI, con la neonata PADI Freediver, l’obiettivo è quello di raccontare, ma soprattutto far provare, l’apnea a tutti coloro che amano il mare, magari gli stessi che lo vivono anche come subacquei, oppure ai più giovani, futuro di questo sport. Nasce il FREEDIVERtour2016.

(in alto: a sx Dodo Tosca, Amministratore Delegato di Beuchat Italia e, a dx, Fabio Figurella, Regional Manager PADI EMEA Sud Italia)

In occasione della terza tappa del Tour, che si è svolta ad Isola Rossa, nel Nord della Sardegna, Apneapassion è andata a toccare con mano l’iniziativa, realizzata con la collaborazione del Diving Centre Costa Paradiso. Bellissime l’atmosfera, la curiosità e la passione legate all’apnea, con anche giovanissime leve di appena 12 anni, limite minimo di età per quanto riguarda i corsi Padi Freediver, pronte a cimentarsi sotto l’esperta supervisione dell’esperto istruttore di Freediving Max Musella, testimonial Beuchat, consulente presso PADI e istruttore Apnea Academy e SII. Il commento più rappresentativo fra gli appassionati subacquei nei confronti degli esordienti apneisti? “Ma tu vai a fare apnea? Wow!!!”.

In questa stupenda giornata di luglio abbiamo incontrato i due responsabili dell’iniziativa #FREEDIVERtour2016, Dodo Tosca, Amministratore Delegato di Beuchat Italia, e Fabio Figurella, Regional Manager PADI EMEA per il Sud Italia (Roma in giù, isole comprese). 

Apneapassion: Dodo, l’idea di questo Tour come è nata?

Dodo Tosca: Dunque, l’idea è nata fra me e Fabio durante un viaggio, visto che io stavo implementando la parte apnea di Beuchat e PADI stava entrando nella parte apnea con PADI Freediver, abbiamo pensato per il 2016 a questo tour insieme a PADI, DAN e Freedive Suunto. L’iniziativa vuole dare la possibilità a chi non conosce il mondo dell’apnea di provare a fare un po’ di freediving. 

AP: Come sta andando dopo le prime 3 tappe?

DT: Rispetto alla parte subacquea l’apnea è più complessa. Chi già la pratica o fa pesca in apnea non è coinvolto, mentre l’obiettivo è coinvolgere, per esempio, chi fa già attività subacquea, a provare il freediving. I numeri non sono enormi, però l’interesse di chi partecipa è alto. Siamo riusciti in 3 eventi a coinvolgere circa 60 partecipanti. 

AP: La scelta di abbinare l’iniziativa con i centri Diving è stata vincente?

DT: Si, e per la prima volta abbiamo coinvolto anche qualche giovanissimo, sopra i 12 anni, incuriositi dal mix fra snorkeling e apnea. Questo è certamente un successo!

(Massimiliano Musella con due giovani leve!)

 

AP: Beuchat punta molto sui giovani?

DT: Certamente si. Tra l’altro, l’apnea a mio parere è molto più indirizzata ai giovani rispetto alla subacquea, anche perchè richiede un certo tipo di allenamento e tecnica, un confronto con se stessi e un sano spirito di competizione. Con il nostro testimonial, Massimiliano Musella, si imparano tecniche coinvolgenti di respirazione e concentrazione, oltre che specifiche per l’apnea. 

AP: La gamma Beuchat per l’apnea è una gamma completa con prodotti specifici?

DT: In queste tappe gli appassionati possono provare un po’ tutta la gamma, dalle mute in spaccato, alle maschere a volume ridotto, ai tubi morbidi, alle pinne lunghe, sia pala intercambiabile che fissa, i computer Suunto in modalità apnea, ecc, insomma una infarinatura generale. Beuchat copre quindi completamente sia la parte pesca in apnea che la parte freediving. Qui abbiamo portato sia delle novità come la muta Zento, nata più per l’istruttore da piscina e per fare nuoto, ma una muta con grande penetrazione idrodinamica, sia le classiche mute nere o mimetiche. 

AP: Anche Suunto è sponsor. Quale è il rapporto e come procedono le attività?

DT: Suunto è stata presa dal gruppo Beuchat per la distribuzioni in diversi paesi in Europa. Abbiamo voluto Suunto in questo evento in modo tale che venisse coinvolta maggiormente nella parte apnea, ed infatti sono già allo studio computer specifici solo per l’apnea, che usciranno prossimamente. 

 

E se l’iniziativa di Beuchat è da lodare, la partecipazione di PADI e il loro nuovo settore PADI Freediver potrà essere chiave per il futuro dello sport dell’apnea. Fabio Figurella ci ha raccontato qualche dettaglio in più.

 

AP: Fabio, l’ingresso di PADI nel freediving è di grande importanza, raccontaci le tappe e i piani.

FF: PADI, a livello internazionale, ha studiato i flussi delle persone che praticano la subacquea o attività ad essa collaterali, ed ha constatato un forte interesse nei confronti dell’apnea a livello mondiale. Dopo un paio di anni di studio, a novembre dell’anno scorso, in occasione del DEMA Show, PADI ha presentato il programma PADI Freediver, che ha una standardizzazione pressoché identica alle didattiche più tradizionali. Siamo orgogliosi che l’Italia sia stata un po’ l’apripista per il mondo dell’apnea, con professionisti di grosso calibro come Pelizzari e Genoni, che io stimo moltissimo, che hanno iniziato tutto ciò che è il mondo dell’apnea in termini di gare, corsi e didattica. 

AP: Dunque PADI Freediver come si differenzia?

FF: PADI vuole fare qualcosa di un poco diverso. Noi crediamo che l’apnea possa essere vista anche in termini non agonistici, come valida alternativa alla subacquea e tale da poter fare massa. Puntiamo a dare l’opportunità ai giovani e meno giovani, alle donne e alle famiglie di avvicinarsi ad uno sport alternativo alla subacquea e che dà sensazioni completamente diverse, senza necessariamente farlo a livello agonistico. 

(Sopra: apneisti e subacquei escono insieme per immergersi)

AP: E come stanno reagendo i subacquei ed il mondo legato a PADI?

FF: L’apnea, anche non a livello agonistico, è completa di tutta la parte tecnica e fisica, con allenamenti, tecniche di respirazione e compensazione, e questa è una novità che genera molto interesse e crea appeal soprattutto fra i giovani, che in genere si stancano delle cose vecchie, e puntano oggi a cose cool, dove l’apnea anche a livello di nome diventa Freediving. Quindi la volontà di PADI è di fare qualcosa di nuovo, sempre legato al mare e a ciò che ci interessa. Insomma, oggi l’apnea è più un discorso di agonismo, oppure di pesca in apnea, attività che non ci interessano come PADI, mentre noi puntiamo ad un discorso diverso. Soprattutto i giovani sono importanti. I nostri programmi hanno una età minima di dodici anni, ma con Musella stiamo cercando di creare una specialità distintiva che abbassi l’età, in modo da portare l’acquaticità e l’apnea anche ai ragazzini di 8 anni.

AP: Cosa altro sta facendo PADI per divulgare l’apnea fra i giovani?

FF: Abbiamo un progetto in tutte le scuole d’Italia, e proprio quest’anno abbiamo avuto il riconoscimento da parte del CONI e portiamo una lezione di educazione ambientale in tutte le scuole, anche in collaborazione con DAN e MIUR, inserendo per l’anno accademico 2016-2017 i concetti di sicurezza legati all’apnea. E’ fondamentale parlare ai giovani, altrimenti la subacquea andrà a morire, visto anche l’innalzamento dell’età media, la crisi economica internazionale, e l’impatto dell’instabilità internazionale legata al terrorismo in paesi chiave per la subacquea come il Mar Rosso. Il lavoro è molto e lungo, lo si vede da questo primo Tour dove i numeri sono ancora piccoli. Ciò è però normale, perchè stiamo partendo dalla base su un settore nuovo. Massimiliano Musella, che oltre ad essere un fortissimo atleta è anche un insegnate, aspetto non scontato, sta creando una rete di istruttori. Contiamo nei prossimi tre anni, grazie al progetto scuole, portato avanti con Beuchat, di avere un incremento importante delle certificazioni.   

AP: Hai parlato di pesca in apnea. Certamente PADI non è interessata a quel mondo, ma Beuchat si, eccome. Come possono coesistere i due mondi?

FF: Noi come PADI rispettiamo il mondo della pesca in apnea, ma non ne siamo interessati, e non abbiamo programmi in tal senso. Io sono convinto che una pesca regolamentata sia possibile. Personalmente sono stato pescatore in apnea quando ero ragazzino ed è qualcosa che mi piace e ne sono anche a favore, speriamo ora non mi licenzino, però se regolamentata. Non necessariamente la pesca è negativa, è negativa una pesca che distrugge. Ovviamente no alla pesca con le bombole, la pesca in notturna, la pesca indiscriminata, tutto ciò è inaccettabile. Le AMP ben tenute sono la dimostrazione che si può fare qualcosa di eccezionale. Sono stato ad Ustica e per me è uno dei posti più belli del Mediterraneo. Abbiamo lavorato con la direzione che ci ha dato dei fondi per la formazione degli istruttori alla raccolta delle plastiche e al monitoraggio di questi aspetti. 

AP: E cosa pensa della zonazione A, B e C delle AMP, dove nella zona C, l’unica dove si può pescare, vengono esclusi solo i pescatori in apnea?

FF: E’ una cosa assolutamente folle (lo dice in coro con Dodo Tosca), non vedo perchè il pescatore in apnea non possa pescare. In realtà è un retaggio politico, perchè quando nasce un’area marina le barricate arrivano dai pescatori locali tradizionali. Allora si commette l’errore che per farla nascere si da una licenza apposita ai questi pescatori tradizionali residenti.

AP: Apneapassion ha seguito l’ultima presentazione della zonazione dell’AMP Capo Testa – Punta Falcone, a mezz’ora di macchina da Isola Rossa dove ci troviamo ora, e le dimensioni dell’AMP sono circa 15 miglia con al centro il porto di Santa Teresa di Gallura. 

FF: Così non ha senso, le AMP devo essere limitate nelle dimensioni, anche per essere controllate in modo reale, altrimenti non funzionano. Il problema è che il pescatore in apnea non è rappresentato, mentre i pescatori classici si. Ci sono situazioni assurde, come il caso dell’AMP di Camogli, dove i residenti possono pescare nell’area B. Io mi sono trovato in immersione notturna con le reti davanti e il gruppo di subacquei da fermare perchè mi calavano le reti di fronte.

AP: Ci fa piacere che il buon senso sia diffuso anche in PADI, che non è interessata alla pesca in apnea, ma conosce il mare e ciò di cui il mare ha e non ha bisogno!