Come non perdere mai un pesce, anche di grandissima mole, per rottura della sagola o dell’aletta dell’asta? Il Vice Campione del Mondo di pesca in apnea, Luigi Puretti, ci svela degli importanti accorgimenti per il collegamento asta arbalete.
Se si seguono tutte i suggerimenti sul collegamento asta arbalete forniti da Puretti, è quasi assicurato che una volta sparato un pesce, parliamo di pesci mediterranei, è praticamente impossibile che la preda riesca ad esercitare una forza che vada a superare il carico di rottura minimo della sagola che utilizziamo. Anzi, in acqua, con la possibilità di ammortizzare strattoni e fughe improvvise del pesce, possiamo utilizzare tutta la nostra forza per cercare di contrastare per esempio una ricciola che vuole andare a rompere sugli scogli o una grossa cernia. Per quanto riguarda l’abrasione dipende ovviamente dalla zona, dove aree con cozze o elementi affilati, per esempio relitti artificiali, possono creare dei problemi. Ma proprio per questo motivo Luigi ci consiglierà la migliore scelta per monofilo e sagola.
L’importanza del collegamento asta arbalete

“Ritengo questo articolo molto importante. Parliamo di una parte della nostra attrezzatura spesso sottovalutata dai pescasub. In realtà, ciò di cui parleremo riveste un ruolo fondamentale, soprattutto quando si ha a che fare con prede importanti. Purtroppo, o per fortuna, nella nostra disciplina bisogna sempre essere pronti all’incontro della vita. Si spendono tanti soldi per avere l’arbalete al top e poi ci si perde in particolari che magari sono abbastanza semplici, ma che fanno la differenza. Parleremo quindi del collegamento asta arbalete, grazie anche alla mia esperienza con le canne dove si gioca su particolari molto più fini.
Perchè avvengono le rotture
Perchè avvengono le rotture? La sagola si può rompere per trazione, cioè quando si supera il carico di rottura del materiale. La stessa si può anche rompere per abrasione.
Rottura per trazione
Per quanto riguarda la trazione, ogni sagola che usiamo ha un suo carico di rottura che indica la trazione massima alla quale questo materiale cede. In genere, i carichi di rottura sono indicati sulla confezioni in chili o libbre. La relazione fra spessore e carico di rottura ha un andamento che cresce con il quadrato del diametro.
Dobbiamo immaginare di collegare la sagola ad un peso, e il carico di rottura corrisponderà in maniera abbastanza fedele al massimo peso che riusciremo a sollevare senza rompere il filo.
In un complesso pescante composto da più sagole e materiali, il carico di rottura sarà quello della parte avente carico di rottura più basso.

Rottura per abrasione
Per quanto riguarda la rottura per abrasione, questa si riferisce al cedimento dovuto allo sfregamento della sagola su un materiale più duro o affilato. Più è dura la sagola e più è difficile abraderla. Ad esempio, nella pesca con la canna si utilizza nell’ultimo tratto dove vengono collegati gli ami un fluorocarbon che ha una carico di rottura minore del Nylon, ma una durezza maggiore. Ciò diminuisce la possibilità che il pesce possa rompere il terminale sfregando sugli scogli. Nel caso del resistenza all’abrasione, l’aumento del diametro determina una crescita della resistenza ancora più determinante rispetto a quella per trazione. Un monofilo in Nylon da 100 o 120, infatti, come tocca gli scogli si rompe, invece arrivati ad un 160 è molto difficile che un pesce riesca a rompere la sagola sfregando sugli scogli.
Spessori e carichi a rottura
Dyneema per pesca in apnea
Nei mulinelli per pesca in apnea si utilizzano quasi esclusivamente sagole in Dyneema. Il diametro più utilizzato è quello da 1,5 mm che è un Dyneema interno con un rivestimento di una calza in polyestere esterno. Un prodotto oggi abbastanza economico. Questo ha un carico di rottura reale intorno ai 70 Kg. Esistono soluzioni più costose e Dyneema da 1,5 mm senza rivestimento che raggiungono carichi addirittura di 300 Kg.
Monofilo in Nylon
Nel collegamento asta mulinello si utilizza invece un monofilo in Nylon. Ed è nella scelta del monofilo che spesso si gioca la partita con grosse prede. I diametri più utilizzati sono da 120 a 180. Per i Nylon più economici, con il 120 si parla di circa 50 Kg reali di carico di rottura, fino a oltre i 100 Kg per un Nylon da 180. Poi ci sono Nylon di qualità migliore, ma le differenze non sono importanti come per il Dyneema. Ovviamente si parla di monofili nuovi e in perfette condizioni.
La forza di trazione dei pesci
L’esperienza con la canna
L’esperienza accumulata nella pesca con la canna aiuta molto perchè la frizione del mulinello viene tarata in maniera molto molto accurata. Si ha infatti a che fare con tonni e ricciole utilizzando Nylon da 0,50 a 0,70 mm. C’è da dire che grazie alla flessione della canna e alla frizione tarata in modo preciso, si riescono a concludere combattimenti con pesci molto grossi. Anche nella pescasub in acqua ovviamente il peso del pesce è ridotto per via della spinta di galleggiamento e possiamo ammortizzare il tiro con il braccio e scendendo un poco sotto il pelo dell’acqua mentre lavoriamo il pesce.
Nella pesca con canna, per esempio una ricciola di 30Kg, con una frizione chiusa a 12-15 Kg, non riuscirà a prendere più di poche decine di centimetri dal mulinello. Tonni di 50Kg è molto difficile per il pesce far slittare una frizione tarata sui 20-25 Kg. Con tale taratura infatti si combattono in oceano tonni da 300-400-500 Kg. In tali situazioni, bisogna essere imbragati o tenuti da altre persone altrimenti si viene catapultati in mare.
Rotture nella pescasub
Sarà capitato a tutti di rompere con un bel pesce con un allestimento che in teoria dovrebbe mantenere quei carichi di rottura. Uno dei primi motivi è l’usura del Nylon. Quei carichi di rottura, per esempio Nylon 120 per 50Kg, valgono quando il monofilo è nuovo. Invece, usandolo in mare il Nylon è soggetto ai raggi solari, al sale, a piccole usure dovute allo sgancia sagola, al giro che il Nylon fa intorno al ponticello in testata e naturalmente alla giunzione del monofilo con l’asta.

Collegamento Nylon asta
Il motivo più frequente e l’errore principale è spesso quello nella giunzione, cioè il collegamento fra Nylon e asta. Ciò è meno sentito nei fucili pneumatici dove è presente lo scorrisagola.
Usura e spigoli vivi
Nell’arbalete invece il Nylon va inserito nel foro dell’asta, nel ponticello, oppure nei fori che stanno nelle pinnette. Essendo acciaio con spesso una lavorazione un po’ grezza, andrebbe fatta una minuziosa lucidatura e smussatura delle suddette parti. Io personalmente uso il filo in acciaio dei freni delle biciclette facendolo passare nei fori. Successivamente utilizzo un pezzo di carta abrasiva sottile per lucidare a specchio e rifinire le zone dove passa il filo.

In aggiunta, andrebbe messa una calza di protezione, per esempio la calza in poliestere del Dyneema da 1,5 mm o da 2 mm. Basta tagliarlo e togliere l’anima in Dyneema.
Nodo o rivetti
Esiste sempre la diatriba se utilizzare sul Nylon un nodo o rivetti. Qui non c’è assolutamente storia. Sul Nylon degli spessori che usiamo nella pescasub va utilizzato il rivetto. Questo riesce a mantenere quasi il 100% del carico di rottura. Per quando riguarda il nodo, ognuno riduce dal 20 al 40% il carico di rottura del Nylon. Ad esempio con Nylon molto rigidi, il nodo diventa un punto molto molto debole.

Quindi, assolutamente usate i rivetti, di ottima qualità, preferibilmente quelli a binocolo in acciaio, e non in alluminio, e stretti con le apposite pinze.


Spessore del monofilo
Nel mulinello consiglierei un Dyneema puro di ottima qualità, con diametro da 1,5 mm. Per quanto riguarda in Nylon, c’è chi utilizza un monofilo abbastanza sottile per rendere l’asta più veloce (maggiore penetrazione nell’acqua del monofilo). In realtà, la differenza è veramente minima. Il mio consiglio è quindi quello di usare un Nylon da 160, anche perché il 120, proprio per quanto spiegato precedentemente, è molto poco resistente alle abrasioni. Mi è capitato spesso di rompere il Nylon da 120, mentre con il 160 non mi è mai capitato di rompere, anche con grosse cernie che andavano a sfregare contro gli scogli.

L’asta
I punti deboli delle aste sono le tacche, che oggi si usano meno, e che erano un punto di rottura, oppure l’aletta. Quest’ultima spesso non è ottima. Secondo me le aziende spesso usano alette di scarsa qualità, seppur alcune aste hanno alette fatte veramente bene. Io sui grossi arbalete tendo a cambiare l’aletta e metterne una di maggiore lunghezza e spessore e un perno di dimensioni maggiorate.