La pesca in apnea è sempre più criminalizzata, ma il Prof Terlizzi spiega come ciò non sia assolutamente giustificato.
Nonostante studi mostrino come impatti meno dell’1% sulla pesca totale, il nostro amato sport è attaccato e vietato in modo sempre maggiore, per via della grandissima ignoranza e degli interessi di personaggi politici e gruppi ambientalisti estremisti. In questa piacevole intervista realizzata da Serial Diver al biologo marino Prof Antonio Terlizzi, Associate Professor in Zoology, del Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina del Dipartimento di Scienza Biologica e Ambientale e Tecnologie dell’Università del Salento, sono evidenziate le lacune degli studi sugli impatti ambientali di pesca in apnea e pesca sportiva in generale. Inoltre, Terlizzi fa ben capire come la pesca in apnea possa essere nettamente la più selettiva, e quindi meno impattante, se vi è alle spalle la corretta educazione del pescatore in apnea, giovani per primi. Mancando studi e ricerche adeguate, non possono esistere i mezzi per tutelare il mare, e non possono certo essere AMP enormi, e cioè luoghi di privatizzazione del mare dove il pescatore subacqueo è bandito….proprio come fosse un bandito, a tutelare e proteggere il nostro amato mare. AP ha voluto riprendere l’intervista per aggiungere dei sottotitoli in inglese e poterla condividere a livello internazionale con tutti i paesi e gli appassionati di pesca in apnea.