Concluso il XXX Campionato del Mondo in Grecia, sull’isola di Syros, tiriamo le somme.
I risultati del Mondiale 2016 di Pesca in Apnea li abbiamo dati in diretta dall’isola di Syros e sono stati diffusamente divulgati, sia dal sito ufficiale dell’evento, sia da diversi media internazionali. Inutile tornare su notizie già lette, ma fare il punto su un evento per noi chiave, forse il più importante dell’anno, è fondamentale.
La scelta di Syros e delle sue profondità abissali
Il mondiale greco è stato organizzato con campi gara fuori dalle coste di un’isola, Syros, nota per avere poco pesce e comunque profondissimo. AP ha intervistato Giacomo De Mola, atleta favorito nel team italiano, sia per caratteristiche di pesca profonda, sia per la conoscenza della zona, visto che comunque abita in Grecia, e lo stesso ha confermato che nell’arcipelago greco esistono infinite isole con più pesce e a profondità molto più umane.
Ora, con 24 nazioni partecipanti, provenienti da paesi come la Nuova Zelanda, il più lontano, Australia, Tahiti, USA, Argentina, Brasile, ma anche più vicini, come Gran Bretagna e Finlandia, dove le tecniche di pesca generalmente puntano a profondità dai 10 a 30 metri (provate a scendere a 40 o 50 metri nel mare di Finlandia o della Gran Bretagna) e dove la tecnica del peso mobile non viene in pratica utilizzata, che senso ha avuto la scelta dei campi gara di Syros?
Non vi è dubbio, i padroni di casa, la squadra greca, ha spinto per gareggiare in un contesto dove le loro specialità di pesca, cioè tana e agguato profondo alle cernie, venissero esaltate, e allo stesso tempo mettessero in difficoltà la maggior parte degli atleti delle altre nazionali. Ma tutto ciò è stato fatto a discapito dello spettacolo (che viene esaltato da bei carnieri pieni di pesce, possibilmente di specie varie), il coinvolgimento e il divertimento delle altre squadre, e, soprattutto, la sicurezza. Si, perchè per fortuna è andato tutto bene, ma poteva non essere così. Quando 78 atleti da tutto il mondo si sfidano su profondità abissali, che hanno anche superato i 60 metri, i taravana e barotraumi che hanno colpito alcuni sono stati nulla rispetto ai rischi possibili. E’ chiaro che in gara l’atleta spinge al massimo e raggiunge il proprio limite se non oltre, ma un conto è farlo a 30 metri, un conto a 60.
Per fortuna, bisogna dirlo, l’organizzazione è stata molto buona, chiaramente attenta in primis alla sicurezza, con un Presidente del Comitato Organizzatore sempre attivo e presente, Nikos Kambanis, che si è veramente occupato di tutto, anche gli aspetti più operativi. A lui va un grande plauso, come a tutta la squadra organizzativa. Questo è l’atteggiamento che ci vuole, mentre alle volte si trovano nei comitati organizzativi della CMAS vecchi uomini politici, attaccati alla sedia e al potere, spesso già in pensione, disinteressati al bene dello sport della pesca in apnea e al suo futuro. Il motto deve essere: “Largo ai giovani”.
E qui arriviamo al ruolo della CMAS. Se da un lato personaggi come Kambanis sono straordinari, dall’altro ci si chiede come la CMAS abbia permesso con estrema leggerezza la realizzazione del Mondiale, senza una verifica sulla sicurezza, sulla fattibilità, sull’opportunità di campi gara così estremi e difficili. Si, perchè alla fine si sono viste belle prede, con la cernia bruna più grande che pesava ben 17,320 Kg, fantastica, ma anche atleti costretti a pescare prede nettamente sotto peso, per non dover rientrare due giorni consecutivi a mani vuote. Addirittura si sono viste salpe e una triglia…ed eravamo al Mondiale.
Il primo giorno di gara i “cappotti”, (zero pesci o anche sottopeso con penalizzazione) sono stati ben 40, mentre il secondo addirittura 43, su 78 atleti in gara. 11 delle 24 nazioni hanno catturato nei due giorni 3 prede o meno, dove ogni squadra è composta da tre atleti.
Nella prima giornata di gara, seguendo la competizione dalla barca d’appoggio, solo dopo 2 ore abbiamo potuto esultare per la prima cattura, una bella cernia dorata di circa tre kg; ma che attesa estenuante senza vedere neppure un pesce!
Molte nazionali intervistate hanno lamentato le condizioni estreme del campo gara, la necessità di pescare col piombo mobile, tecnica poco praticata da molti dei concorrenti. Il prossimo anno sarà di turno l’europeo, previsto in Croazia, mentre nel 2018 il Mondiale potrebbe essere organizzato in Portogallo. Ci auguriamo che ci sia un poco più di buon senso nella scelta dei campi gara, puntando sulla sicurezza, e quindi profondità non estreme, sul coinvolgimento di più nazioni possibili da tutto il Mondo, che possano pescare divertendosi senza trovare grossi limiti dati dalle tecniche necessarie e dalle profondità, e sulla presenza di tanto pesce, magari di diverso tipo, in modo che non siano solo i carangidi a permettere la vittoria.
Il regolamento, le scorrettezze e le polemiche
Altro tema importante e da analizzare è il regolamento legato ad alcuni eventi del Mondiale. Primo avvenimento eclatante è stata la scorrettezza del greco Emmanouil Giankos, che in casa propria è stato colto sul fatto nell’utilizzare una torcia, vietata. Se da un lato la cosa è grave, dall’altro ci chiediamo se altri atleti in realtà abbiano fatto lo stesso, ma siano stati più capaci e furbi nel farlo. Insomma, al mondiale si è parlato molto di torce lasciate nelle tane durante le giornate di preparazione, per essere poi utilizzate in gara, tanto a -50 metri chi ti vede? Probabilmente Giankos, si dice, ha erroneamente acceso la torcia durante la risalita e il giudice lo ha visto, ma è stato un caso fortuito. Insomma, a questo punto, per evitare che le regole non siano rispettate, non sarebbe meglio ridurle al minimo? Non era meglio permettere l’uso delle torce a tutti? I carnieri sarebbero stati più importanti, molti “cappotti” sarebbero stati evitati, e in fondo si tratta di due giorni di gara in un anno, e come tali vanno sostenuti con risultati e prede spettacolari. Ricordiamoci sempre poi, che il pescato viene donato ad associazioni umanitarie locali. Aspetto questo, chiave, che va sempre sottolineato in occasione di ogni gara di pesca, per aiutare uno sport che, ingiustamente, viene sempre più attaccato dall’opinione pubblica, nonostante sia molto più rispettoso, selettivo e meno invasivo di moltissimi altri tipi di pesca, come quelle con le reti, palamiti e cianciolo.
Sempre legato a Giankos, il discorso della sua squalifica è particolare. Nel senso che, la sanzione è stata applicata, e su questo nulla da eccepire, ma l’atleta greco è stato sostituito da un altro atleta il secondo giorno di gara. Ora, se la squalifica non deve danneggiare gli altri atleti della squadra greca, certamente deve influire sul risultato della squadra nel suo insieme. E’ come se nel calcio un giocatore venisse espulso, ma poi sostituito con una riserva…eh no, la squadra gioca in 10, così come la Grecia avrebbe dovuto continuare con soli due atleti. Facendo i conti la Grecia avrebbe comunque vinto il Mondiale a squadre, quindi, per fortuna, nessuna reale ingiustizia, ma ricordiamocene per le prossime occasioni. Se l’Italia, arrivata seconda, fosse stata più vicina come punteggio, (grandi le discussioni all’interno della squadra italiana nei momenti finali della pesatura, proprio sulla opportunità o meno di fare ricorso su alcuni aspetti, tra cui questo), sarebbe potuta essere falsata la classifica finale, e soprattutto al prima posizione.
Infine, il caso legato al nuovo Campione del Mondo 2016, il cipriota Giorgios Vasiliou, che ha meritatamente vinto, tra l’altro in casa dei greci. Chiariamo l’accaduto legato alla non validità di una cernia bruna di oltre 5 kg pescata dal campione il secondo giorno. Motivo della contestazione il fatto che la cernia era stata sparata da un atleta cipriota poi non in grado di recuperare il pesce, portato in superficie quindi da Vasiliou, che pare sia stato proprio chiamato sul posto dal compagno di squadra. I giudici di gara hanno deciso di escludere la preda, ritenendo la cattura non da attribuire al neo Campione del Mondo. A nostro parere l’esclusione della preda è giusta, mentre non lo sarebbe stata la squalifica di Vasiliou, visto che, contrariamente all’utilizzo della torcia da parte del greco Giankos, qui non c’era premeditazione e il regolamento su questo punto non fa riferimenti precisi.
C’è da dire che Vasiliou, inconsapevole di aver comunque vinto il Mondiale grazie alla regola delle percentuali, ha sul palco mostrato una atteggiamento un po’ troppo aggressivo, soprattutto quando, di fronte a pubblico e fotografi, dopo essersi messo in posa per le foto di rito, ha avuto un gesto di stizza e praticamente lanciato la preda nel catino porta pesci. Un gesto poco rispettoso del pubblico, dell’organizzazione, e, in qualche modo, anche della preda stessa.
L’evento
Brevemente, e senza voler essere troppo “riguardosi” verso alcuna azienda, ma sinceramente supportando quegli sponsor che investono e credono negli eventi di pesca in apnea, va detto che l’organizzazione del Mondiale, seguita e supportata dal punto di vista della comunicazione dalla Deep Master, azienda Ucraina relativamente recente sul mercato e sponsor principale dell’evento, è stata molto valida.
Alcune difficoltà con il Live Streaming del primo giorno hanno purtroppo tolto qualcosa al risultato finale, ma anche questo può accadere. Va però detto che il sito, sempre aggiornato con presentazione e interviste alle squadre, lo stand nella cittadina centrale di Syros, bello, ampio, con striscioni e grande schermo perfettamente allestiti, hanno dato una sensazione di qualità all’evento, finalmente degno di un Mondiale. Spesso, al contrario, si partecipa ad eventi, anche a livello nazionale (vedi, per esempio, l’Assoluto Italiano a Castelsardo), dove la coreografia lascia veramente a desiderare, la comunicazione è praticamente nulla, e l’immagine della pesca in apnea ridotta ai livelli più bassi.
Questo è tutto sul Mondiale 2016, ma aggiungiamo un ringraziamento a Salvimar per il supporto dato nel poter seguire il Mondiale a Syros in diretta sulla nostra pagina Facebook.