Apre la serie di test ai raggi X delle maschere da apnea e pesca in apnea la prova della Salvimar Noah.
Già analizzata a fondo da AP nel servizio di presentazione della gamma maschere Salvimar 2016, la Noah è il nuovissimo modello di punta dell’Azienda di Casarza Ligure, lanciato quest’anno e già molto apprezzato, con anche un ottimo successo commerciale di inizio 2016.
In breve
Noah è realizzata con il particolare costruttivo del telaio incollato al facciale, soluzione tecnicamente più complessa, che offre notevole vantaggio relativamente alla riduzione del volume interno della maschera, per diminuire la necessità di compensare l’aria interna, e all’avvicinamento delle lenti agli occhi, con un notevole effetto di miglioramento del campo visivo. Dal bel design, molto compatta proprio grazie a questa soluzione tecnica, Noah è disponibile in 3 diverse colorazioni, completamente nera, nera con cornice verde e verde con cornice nera.
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Prova in mare
Provata in mare a diverse profondità, la Noah si è subito mostrata molto confortevole sul viso, anche dopo diverse ore di pesca, grazie anche ad un silicone piuttosto morbido, ma non in modo estremo. Al termine di 4 ore di pesca, il viso mostra qualche limitato segno della maschera. Inoltre, la tenuta stagna, seppur dipenda poi da volto a volto, è stata praticamente impeccabile.
Il volume interno ridotto permette di compensare la maschera pochissimo: mediamente una sola volta per scendere a 15 metri e una seconda fino ai 20 metri.
Impressionante il campo visivo, impensabile con una maschera dal telaio classico ad incastro. Il telaio interno incollato permette, infatti, sia di avvicinare le lenti agli occhi, sia di eliminare tutta la cornice generata dal telaio esterno, che andrebbe a coprire circa un millimetro tutto intorno alla lente. In pratica, la Noah non ha punti ciechi nella visuale in tutte le direzioni, dove il bordo della maschera si intravede solo leggermente guardando verso l’alto e in basso a destra e a sinistra, ma con effetti quasi trascurabili sulla visibilità.
Ottimo il morbido lacciuolo che, grazie alla forma ampia, permette di inserire il boccaglio fra le due fasce posteriormente alla testa, posizione utile per evitare la vibrazione (fastidiosa e rumorosa) del boccaglio stesso, importante soprattutto in fase di discesa. Importante la scelta del boccaglio, morbido e confortevole, che, nella versione corta atta a rendere la respirazione meno faticosa e a eliminare il volume morto nel tubo, risulta scomodo con mare formato, perché l’acqua delle onde tende ad entrare nel tubo. In questo caso, meglio scegliere la versione più lunga.
Misura del volume interno
Dopo il test in mare, AP ha effettuato una misura scientifica relativamente al volume interno della maschera, test che verrà ripetuto in modo analogo per altre maschere Salvimar, e di altre importanti aziende.
Per realizzare la misura si è utilizzata la testa in polistirolo di un manichino, che viene quindi considerata come forma standard. Detto ciò, bisogna tenere bene in considerazione che i valori che sono stati poi calcolati sono relativi a tale forma, e quindi non validi in assoluto e leggermente diversi da testa a testa. Importanti saranno però i valori relativi fra maschera e maschera: se il volume interno così calcolato su una maschera sarà inferiore di quello su una seconda maschera, possiamo con buona precisione dire che la prima maschera ha un volume interno inferiore alla seconda di un certo valore, anche se si utilizzassero diversi volti di persone vere.
Nel procedere con la misurazione, si è quindi posizionata la Noah sul volto del manichino, stringendo notevolmente il laccetto posteriore, in modo che la maschera potesse aderire il più possibile. A questo punto, dopo aver sigillato bene la parte bassa della maschera con nastro isolante, per aiutare la tenuta stagna che sul polistirolo non è delle migliori, si è inserito un tubicino in gomma trasparente nella parte alta della maschera, all’interno del labbro che passa sulla fronte. Tramite una siringa graduata da 60 ml si è iniziato a iniettare acqua nella maschera. Dopo i primi 60 ml, si è ricaricata la siringa di altri 60 ml e si è continuato l’iniezione. Il processo si è interrotto nel momento in cui l’acqua è arrivata al filo del labbro superiore, dove è stato inserito il tubo in gomma. A questo punto si è calcolata la quantità di acqua iniettata togliendo a 120 ml (due siringhe complete) la quantità di acqua in ml rimasta nella siringa.
Al termine delle misure, ripetute due volte, il volume interno della Noah ottenuto tramite misura con manichino standard è risultato pari a 94 ml, un valore incredibilmente basso, anche a confronto con una serie di maschere della concorrenza, che AP ha già esaminato e che verranno pubblicate nelle prossime settimane. Il valore indicato posiziona la Noah prima fra le maschere prese in esame ad oggi da AP.
Test visibilità
Nell’ottica di verificare, come da “mission” di AP, tutti i dati delle prove in mare anche attraverso verifiche scientifiche, si è proceduto analizzando la visibilità della Noah attraverso una innovativa soluzione di analisi del campo visivo. Utilizzando un secondo manichino in polistirolo, è stato creato lateralmente, all’altezza del viso, un incavo per posizionare una GO-PRO, dove la lente della telecamera è stata regolata all’altezza dell’occhio sinistro del manichino. Si è poi vestita la Noah sul volto del manichino, anche qui stringendo molto le fibbie, in modo da avere le lenti della maschera il più vicino possibile alla volto.
Una volta ben definita la posizione della lente della telecamera rispetto alla lente della maschera, si è posizionata la testa del manichino di fronte ad un bersaglio da tiro con l’arco. La posizione del manichino, e quindi la distanza delle lenti della maschera dal bersaglio, è stata fissata, incollando il manichino al punto d’appoggio con del nastro biadesivo. In questo modo i test di tutte le maschere sono avvenuti con gli stessi parametri. Il bersaglio è stato graduato con degli indicatori progressivi di punteggio dal centro, pari a zero, all’estremo esterno pari a 100. Si sono poi effettuati degli scatti che hanno così immortalato il campo visivo inquadrato dalla telecamera, e quindi quello che vedrebbe il pescatore in apnea.
Per permettere l’inquadratura di tutta la cornice della lente della maschera, si è però dovuto arretrare di circa 5 mm la telecamera rispetto agli occhi del manichino. Ciò significa che le immagini realizzate non mostrano esattamente il campo visivo della maschera, ma un campo leggermente più ristretto. Sarà anche qui, come per i volumi interni, un discorso relativo, dove la maschera che risulterà avere maggiore campo visivo sarà quella che, anche nella realtà, avrà tale valore superiore.
Campo visivo della Salvimar Noah
Una volta effettuato lo scatto si è proceduto a rilevare il campo visivo nelle direzioni dei 4 punti cardinali e dei 4 punti intermedi: Nord, Nord-Est, Est, Sud-Est, Sud, Sud-Ovest, Ovest e Nord-Ovest. La Noah, anche in relazione alle altre maschere analizzate da AP, è risultata quella con il secondo miglior campo visivo, tra l’altro molto uniforme, senza alcun punto debole nelle 8 direzioni prese in esame. I risultati numerici ottenuti, e da confrontare con i prossimi testi che pubblicherà AP, sono:
Nord: 70, Nord-Est: 75, Est: 50, Sud-Est: 55, Sud: 70, Sud-Ovest: 60, Ovest: 65, Nord-Ovest: 85, per un voto complessivo pari a 530.
Voti finali
La Noah risulta dal test un prodotto incredibile, per innovazione e per volume interno e visibilità. Sembra non mancare proprio nulla, e la tabella voti lo conferma. Potrete leggere a breve se sul mercato ci sono offerte all’altezza della nuova maschera Salvimar, o addirittura migliori.